Commento Liturgia - Santa Maria della Consolazione

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Commento Liturgia

Catechesi

IL VANGELO DELLA DOMENICA
commento di don Fabrizio

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V Domenica di Quaresima – Anno B

Dal libro del profeta Geremìa (Ger 31,31-34)
Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore –, nei quali con la casa d’Israele e con la casa di Giuda concluderò un’alleanza nuova. Non sarà come l’alleanza che ho concluso con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dalla terra d’Egitto, alleanza che essi hanno infranto, benché io fossi loro Signore. Oracolo del Signore. Questa sarà l’alleanza che concluderò con la casa d’Israele dopo quei giorni – oracolo del Signore –: porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Non dovranno più istruirsi l’un l’altro, dicendo: «Conoscete il Signore», perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande – oracolo del Signore –, poiché io perdonerò la loro iniquità e non ricorderò più il loro peccato.

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 12,20-33)
In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!». La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.

Quante volte ci siamo detti «che grande croce è questa per la mia vita».
E certamente avevamo avuto ed abbiamo le nostre ragioni nel considerare «croce» quella sofferenza che ci avvolge. Ma sono convinto che tante altre volte le nostre croci siano state così dure perchè vissute senza il Crocifisso e perciò lontane dal Signore. Sofferenze, talvolta piccoli sacrifici che la vita chi ha domandato e che abbiamo subìto, non accolto e perciò diventate pezzi di vita senza Dio, opportunità di crescita lasciate morire senza il nostro consenso e divenute croci arrabbiate e rifiutate.

Oggi Gesù ci propone una via per restituire un senso a ciò che la vita ci offre e che noi teniamo a distanza con timore. Un significato da dare per esempio ad un servizio di amore verso un figlio che sta passando un periodo difficile e che io non capisco. Un senso alla malattia del mio anziano genitore e che mi fa soffrire tanto e verso cui non posso fare nulla se non accompagnarlo. Un valore al mio lavoro che difendo con i denti ma anche per colpa mia non riesco a rendere un posto migliore e più felice per tutti. In particolare una direzione al rapporto con me stesso, perché io sono la persona con cui faccio più guerra senza trovare pace. E dentro tutto ciò c’è la mia fede sempre così zoppicante per quel rapporto con Dio che vorrei diverso ma che non riesco a costruire perché percepisco il Signore come un Dio lontano.

E oggi Gesù si avvicina, si stende sul nostro cuore per depositare in noi un suo chicco di amore. Gesù oggi scava un solco piccolo nella nostra anima, crea un «vuoto» per la semina, come un’incertezza, come una solitudine improvvisa, come un turbamento e una crepa nelle nostre sicurezze perché la nostra coscienza veda che ha bisogno del tocco di Gesù. E in questo vuoto da guardare in profondità possiamo capire che da solo non mi basto, che tu non mi basti e che solo Dio sazia e completa, pur rimanendo la mia vita fragile e bisognosa, e quel misterioso vuoto.

E che seme è questo chicco? Un piccolo e potente «si» alla morte, un minuscolo e perseverante consenso che diventa accettazione serena dei miei destini quotidiani che respingo cercando di far pagare il prezzo dei sacrifici sempre al mio prossimo fino a Dio stesso. Oggi voglio anche io dire: «Signore eccomi! Sono il chicco che accetta di morire in quella realtà nella quale tu mi stai generosamente seminando».

E allora se accetto di offrirmi, di sacrificarmi, la croce ritrova il suo valore perché si riveste di umanità, si ridisegna sul volto di Gesù. E tutto diventa un percorso nuovo, un Venerdì Santo che si apre alla Domenica di Risurrezione che tanto manca alle mie giornate troppo tristi per i dolori disumanizzati e senza Dio.

Gesù, io voglio cercarti così, nel profondo della verità delle cose che mi accadono. Non mi interessa guardarti senza comprenderti o seguirti per sola curiosità. Desidero che tu mi prendi per mano fino a Pasqua perché la mia vita inaridita di significati recuperi di nuovo la gioia di saper morire per amore, quel piccolo «eccomi» che apre le porte della vita al Buon ladrone: «Oggi sarai con me nel Paradiso». E io potrò dire a me stesso finalmente: «Signore Ricordati di me», sapendo che lo farai.

Sia lodato Gesù Cristo


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