Commento Liturgia - Santa Maria della Consolazione

Diocesi di Roma
Santa Maria della Consolazione
Diocesi di Roma
Santa Maria della Consolazione
Via Aldo della Rocca, 6 - 00128 | ROMA
SMC
Vai ai contenuti

Commento Liturgia

Catechesi

IL VANGELO DELLA DOMENICA
commento di don Fabrizio

Scarica il commento alla Liturgia

XVII Domenica del T.O. – Anno B

Dal secondo libro dei Re (2Re 4,42-44)
In quei giorni, da Baal Salisà venne un uomo, che portò pane di primizie all’uomo di Dio: venti pani d’orzo e grano novello che aveva nella bisaccia. Eliseo disse: «Dallo da mangiare alla gente». Ma il suo servitore disse: «Come posso mettere questo davanti a cento persone?». Egli replicò: «Dallo da mangiare alla gente. Poiché così dice il Signore: “Ne mangeranno e ne faranno avanzare”». Lo pose davanti a quelli, che mangiarono e ne fecero avanzare, secondo la parola del Signore.

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 6,1-15)
In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.

«Penso a te, ragazzetto di Galilea, di cui Giovanni non ha tramandato parole ma ha immortalato il gesto. Calava già la notte sulla collina. C'era una folla rumorosa e festosa, alla quale ti eri unito per ascoltare quel giovane rabbì di nome Gesù, che non parlava come gli altri e che sembrava incapace di dire di no a chi gli chiedeva d'essere guarito. I villaggi erano tutti lontani. Ed ecco, incontrasti Andrea, tutto inquieto e agitato, che sembrava cercasse qualcosa. Tu ti rendesti subito conto che doveva trattarsi di cibo. La tua bisaccia conteneva ancora i cinque piccoli pani che tua madre ti aveva cotto il giorno prima e due pesci pescati da tuo fratello di notte. E dài a tua volta quanto avevi ricevuto. Non del tuo superfluo, ma tutto quanto ti era necessario per il nutrimento di quel giorno. Ti rendesti conto, poi, del legame tra i tuoi panini dati ad Andrea e quelle ceste piene di pane sulle quali si precipita la folla esuberante. Notasti come quei piccoli pani che non s'esaurivano mai assomigliavano stranamente a quelli che tua madre ti aveva preparato. Chi si ricorda di te, oggi? Ma io ti benedico, ragazzetto di Galilea! Tu sei per me come una piccola immagine dello stesso Signore».  (Padre Daniel ANGE, scrittore belga).

Oggi il Signore offre il nutrimento ad una folla smisurata, cioè fino a noi e per coloro che verranno dopo. E’ la sazietà dell’amore che parte da una disponibilità fragile come quella del piccolo “pranzo al sacco” di un bambino affamato ma tanto generoso da non nascondere la sua merenda. Gesù purifica la generosità dal calcolo del denaro come facevano i discepoli. Il dono di se stessi non dipende da misure “esterne” di valore, ma da ciò che si ha nel proprio cuore. Se hai Dio dentro la tu anima sentirai una energia inesauribile, una felicità travolgente che ti spinge ad offrire quello che hai, sentendoti saziato in sovrabbondanza. Se doni ciò che sei a partire dalle tue fragilità, vedrai che ti avanzerà il tempo che temi di dover condividere, le capacità che pensi di avere esaurito, le risorse economiche che pensi non bastarti più.

Tu sii solo disinteressato e disponibile, senza tenere per te neppure una briciola. Apri senza paura il tuo zainetto consumato e lacerato per le volte che l’hai trovato vuoto ed esaurito e vedrai il miracolo. Quel ragazzino di Galilea senza nome sei tu, sono io, siamo noi. Tutto ciò che nascondiamo alla condivisione presto muore e marcisce. Tutto ciò che doniamo al Signore si moltiplica e diventa gioia frizzante e autentica nei nostri rapporti. Ricordatene nel prossimo anno quando pianifichi le tue giornate, i tuoi mesi, l’anno intero. Non risparmiarti, sii generoso e non temere se ti senti ora stanco e senza energie e risorse. Affida tutto nelle mani di Gesù che disse: «C’è più gioia nel dare che nel ricevere», e riuscirai a vedere come il tuo servizio diventerà un sorriso sul volto di chi ha bisogno e sul tuo. Regala al mondo la felicità che ha i lineamenti di ciò che sei tu, proprio come avvenne per il pane del bambino di Galilea. Quella moltiplicazione aveva le dimensioni espanse della piccola merenda di questo ragazzo tanto generoso. Il mondo veda presto la forma della nostra generosità e cancelli le deformità del nostro egoismo. Amen.

Sia lodato Gesù Cristo


webmaster Donfy
Torna ai contenuti