Commento Liturgia
Catechesi

IL VANGELO DELLA DOMENICA
commento di don Fabrizio

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V Domenica di Quaresima – Anno A
Dal Vangelo secondo Giovanni [F. breve: Gv 11, 3-7.17.20-27.33b-45]
In quel tempo, le sorelle di Lazzaro mandarono a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato». All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Marta, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo». Gesù si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?». Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare». Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.
«Degnati, Signore, di venire alla mia tomba, e di lavarmi con le tue lacrime: nei miei occhi inariditi non ne dispongo tante da poter detergere le mie colpe! Se piangerai per me io sarò salvo. Se sarò degno delle tue lacrime, eliminerò il cattivo odore di tutti i miei peccati. Se meriterò che tu pianga qualche istante per me, mi chiamerai dalla tomba di questo corpo e dirai: «Vieni fuori», perché i miei pensieri non restino nello spazio angusto di questa carne, ma escano incontro a Te, o Cristo, per vivere alla luce. Signore, chiama dunque fuori il tuo servo: pur stretto nei vincoli dei miei peccati, con i piedi avvinti e le mani legate, e pur sepolto ormai nelle opere morte, alla tua voce io uscirò libero e diventerò uno dei commensali al tuo convito. (Sant’Ambrogio, «La Penitenza»)
Siamo a due settimane dalla «Grande Luce». Finalmente la Quaresima sta esaurendo il suo colore viola diluendolo con il chiarore della Nuova Alba: la Risurrezione di Cristo!
Oggi il Signore Gesù ci prende per mano e ci fa fare una sosta a Betania per illuminare con la fede i fatti dolorosi di Gerusalemme. Gesù, con il suo carico di lacrime che verserà alla tomba di Lazzaro, ci immerge in un nuovo battesimo di amore. Già si intravede il Cenacolo dove ci sarà donata l’Eucarestia che tutto contiene. Le sue lacrime di oggi sono quelle che riempiranno la brocca del Giovedì Santo nel quale fiorirà il servizio di amore del Cristo alla Sua Chiesa Nascente. Facciamo spazio anche noi nel catino del nostro cuore alle lacrime di Dio, e facciamo detergere da esse il cuore intasato da scorie di incredulità, sensi di colpa, rancore, fatalismo, cinismo e passiva rassegnazione.
Siamo tutti molto malati, proprio come Lazzaro: uomini imprigionati nell’esilio dell’egoismo e nel carcere dell’indifferenza. Nel nostro cuore alzano la voce prepotente i Giudei che deridono l’amore di Gesù verso Lazzaro: «Perché lo fa morire se lo amava? E perché piange se tra un po’ lo risuscita?». Un po’ come dire a Maria sotto la croce: «Perché piangi se tanto sai che tuo figlio risorgerà?». Sembra oggi di udire ancora una volta il capriccioso dileggio del male che non conosce l’amore. Infatti anche se il nostro destino nella fede ci dice che vivremo per sempre, non per questo non soffriamo durante il percorso. Anche se vivremo in terno, non per questo non piangiamo la morte. L’amore autentico in questa storia dolorosa tra le persone che si amano non toglie le lacrime e il nodo alla gola. Piangere significa che amare non è una teoria ma una immersione nella realtà dei rapporti fragili di oggi anche se destinati alla Gloria della Vita Eterna. E’ questa la fede che Gesù vuole far germogliare: quel saper piangere oggi nel mutuo dolore con lacrime accompagnate dal soffio del Risorto. Oggi nel pianto singhiozzante di Gesù c’è tutto questo: una purificazione della nostra aridità, quel non saper piangere che nasce dall’aver chiuso i sentimenti molto prima per evitare di soffrire. Spesso non si soffre non perché siamo certi che andrà bene, ma perché ci siamo barricati in noi stessi, resi impermeabili al dolore. Non piange chi ha asciugato tempo prima i propri sentimenti. Più semplice accompagnarti come un sasso freddo in attesa del giorno del dolore. Più faticoso condividere il tuo quotidiano per poi uscirne insieme abbracciati nella stessa luce.
Essere vulnerabili significa unirsi nella fragilità della stessa storia. Gesù oggi si è reso così: fragile affinchè dalla Sua Fonte, che sgorga nel pianto di Betania, tutti si possa essere irrigati nel Battesimo della imminente Pasqua. Nella Settimana Santa, per chi crede, ci sarà tanto da piangere. Ma nelle lacrime della Chiesa già splende la Vita Eterna. Perciò chiediamo a Gesù di far piovere amore il nostro cuore asfaltato dalla paura di soffrire. Gesù ci aiuti a trovare le sorgenti profonde del nostro essere perchè nei prossimi giorni possiamo accompagnarlo a Gerusalemme non come massi ruvidi ed induriti, ma come cuori inteneriti almeno dal pianto di Dio verso l’uomo che muore. Il Risorto è già qui!
Sia lodato Gesù Cristo