Commento Liturgia - Santa Maria della Consolazione

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Commento Liturgia

Catechesi

IL VANGELO DELLA DOMENICA
commento di don Fabrizio

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IV Domenica di Pasqua – Anno B

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 10,11-18)
In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

«Le cavallette salirono sopra tutta la terra d'Egitto e coprirono tutta la superficie della terra» (cfr. Esodo 10,14-15).  Vorrei partire dall’ottava piaga dell’Esodo che descrive l’invasione delle cavallette di cui poi si parla anche nell’Apocalisse: «Avevano l'aspetto di cavalli pronti per la guerra e il torace simile a corazze di ferro e il rombo delle loro ali era come rombo di carri trainati da molti cavalli lanciati all'assalto. Il loro re era l'angelo dell'Abisso» (cfr. Ap 9,7-11).

Pensando al vangelo di oggi, ho riflettuto sull’identità di altri ovili, quelli delle pecore marce, infettate dall’odio del nostro tempo e capeggiate da tanti lupi. Chi sono i lupi capaci di trasformare gli uomini in macchine di morte? E chi porta la morte e sfrutta i deboli è ancora parte dell’umanità? Le cavallette dell’Esodo e dell’Apocalisse mi hanno fatto pensare al nuovo sistema di morte pulita: «i droni». Sì, il drone, senza anima, inviato con un «click», sembra essere simbolo di una nuova stirpe umana che ha eliminato anche l’esperienza di coscienza. La guerra infatti oggi ha tolto l’opportunità di ravvedimento che un comandante «mortale» potrebbe fare, entrando nel territorio da conquistare.

Invece il drone così silenzioso, alla portata di tutti nel suo «made in china, in Iran, in Israele, in UE, negli Usa, in Russia e in dovunque» è davvero la moderna cavalletta senza lacrima che elimina la responsabilità personale e che porta una morte facile, asettica, arida, senza emozione come quando «on line» si acquista l’ennesimo compulsivo oggetto…Ma qui non c’è neppure il diritto di recesso dopo un’esplosione su una casa che di notte uccide mentre si dorme. E ne arrivano a migliaia inviati da tutti verso tutti e che attraversando chilometri, sono guidati su precise coordinate in viaggi senza sentimenti e privi di compassione. Forse tutti vorremmo il nostro drone, chissà!

Questa macchina è espressione di una umanità che sta perdendo la sua coscienza. Simbolo di una sensibilità verso gli altri sempre più fredda e azzerata. Stiamo diventando soldati e «mercenari» di una mentalità incapace di invertire la rotta perché abbiamo smarrito il profondo senso morale. Spesso ci è rimasta nelle cose solo una direzione ed un fine: andare avanti e conquistare a qualunque costo!

Quanto è diverso Gesù che muore per amore del suo gregge fatto di uomini fragili. Gesù conosce ed è conosciuto perché ama, donando se stesso. Di Gesù abbiamo bisogno in un mondo che difende solo i perimetri dei propri interessi. Il mondo è corroso di odio ed ipocrisia. Viviamo in nazioni divise come tanti greggi quanti sono i nostri regni terreni, sempre più frammentati e governati dal primo che passa. Ma chi sono davvero questi uomini incapaci di unire i popoli nei valori umani autentici, preferendo di minacciare e dispensare morte come fossero caramelle? Gesù proteggici, svegliati, sorgi! Dona al popolo di tutta la terra la tua pace. Nella Scrittura dopo l’ottava piaga giungeva quella delle tenebre, per poi arrivare alla liberazione del Mar Rosso. Ebbene sembra che le tenebre siano arrivate davvero per tutti. E allora se le piaghe sono compiute, Signore, Tu apri di nuovo le acque nella coscienza del mondo come hai fatto con Mosè e porta tutti alla libertà di una nuova pace senza droni e magari anche senza più cattivi governati.

«Un giorno ero alla mensa, a mezzogiorno. Avevamo lavorato tutta la mattina, un lavoro sporco, con i sacchi di zucchero che ci lasciavano tutti impiastricciati. Mi trovavo a capotavola in fondo alla mensa e così, data la disposizione dei posti, vedevo faccia a faccia tutti i miei compagni di lavoro. Ero colpito dal fatto che i loro volti sembravano coperti da una specie di maschera anonima, fatta di polvere, di sporcizia, di stanchezza ... Si assomigliavano tutti. Dopo pranzo, siccome rimaneva un po' di tempo libero, una mezz'oretta prima di riprendere il lavoro, con cinque o sei di loro sono andato in un piccolo caffè, il Bar Gaby, dal nome della padrona. Era una donnona marsigliese, prosperosa, vivace e molto allegra. Ogni volta che andavo lì, pensavo alla frase di Gesù: «lo conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me». Infatti la padrona del Bar conosceva le pecore che andavano al suo abbeveratoio: nome, cognome e soprannome di ognuno. E anche i nomi che sarebbero potuti essere ingiuriosi in bocca a un altro, detti da lei assumevano un tono amichevole, quasi affettuoso. Lei conosceva anche me. Per lei ero qualche volta Jackie, talvolta 'Occhialone'. E ognuno era qualcuno. A tutti noi, a contatto con quella donna che conosceva le proprie pecore, come le pecore conoscevano lei, ho visto cadere la maschera di tristezza. Era sparito il grigiore del refettorio dove sembravamo anonimi. Ora davanti a quella donna tutti erano ridiventati uomini, col proprio nome e cognome. Una semplice pausa caffè da cui improvvisamente spuntava qualcosa di limpido negli sguardi di adulti che tornavano semplici e felici come bambini».  Jacques LOEW (+1999) – prete operaio.

Sia lodato Gesù Cristo

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